giovedì 24 luglio 2014

DINA SASSOLI


DINA SASSOLI nasce a Rimini nel 1920. Con il sogno del cinema, a soli diciotto anni partecipa e vince nella sua città un concorso cinematografico promosso dall'Azienda di Soggiorno di Rimini in collaborazione con la rivista Film e la casa di produzione Scalera. Oltre ad una vincita di duemilalire, ottiene un ingaggio annuale con la Scalera per partecipare ad alcune pellicole. Così si traferisce a Roma e debutta al cinema nel 1939 in un piccolo ruolo nel film "Papà Lebonnard" di Jean de Limur con protagonista Ruggero Ruggeri. Durante le riprese conosce l'allora attore debuttante Massimo Serato con cui inizia una tormentata relazione sentimentale. Seppur il ruolo fosse minuscolo, i produttori vedono in lei grandi doti recitative e una possibile nuova promessa del cinema. Compare così in altri ruoli secondari ma significativi nei film "Io, suo padre" di Mario Bonnard e "Follie del secolo" di Amleto Palermi (dove è la splendida Fausta Molinot De La Tour), entrambi dello stesso anno, mentre nel 1940 la troviamo come Evelyn Charleston in "Kean" di Guido Brignone (dove incontra la collega Mariella Lotti con la quale inizia una grande amicizia durata tutta la vita) e nel ruolo di Pupella in "Miseria e nobiltà" di Corrado D'Errico. Il contratto con la Scalera Film finisce ma anche la sua storia con Serato, che la lascia per Anna Magnani. Sempre nel 1940 la Fono Film e Carlo Ludovico Bragaglia la chiamano per "Alessandro sei grande", divertente commedia in cui è protagonista Armando Falconi. La sua presenza pulita e da brava ragazza sia sul grande schermo che nella vita richiama l'attenzione del regista Mario Camerini che la sceglie, sbaragliando altre famose candidate, come protagonista nel ruolo di Lucia Mondella de "I promessi sposi", prima versione cinematografica sonora tratta dall'omonima opera di Manzoni. Il film esce nel 1941 e, con un Renzo interpretato da Gino Cervi e ad un cast che comprende Ruggero Ruggeri, Evi Maltagliati, Enrico Glori e Armando Falconi, ottiene grande successo. La pellicola, che resta tutt'oggi la versione migliore e più fedele al romanzo, fa ottenere immediata popolarità all'attrice, osannata dalla critica e ammirata dal pubblico, ma che non cambia il suo carattere schivo e riservato, continuando a porsi nel tempo sempre come anti-diva. Dopo il matrimonio con il giornalista Silvano Castellani, col quale è legata da un anno, nel 1942 è nel cast di due produzioni salgariane, "Capitan Tempesta" e "I leoni di Damasco", entrambi di Corrado D'Errico e in cui recita nel ruolo di Suleika. Inoltre, tra il '42 e il '43, ci regala degli ottimi ruoli in importanti produzioni, come nell'avventuroso-sentimentale "Don Giovanni" di Dino Falconi dove è la romantica Anna, nel drammatico "Perdizione" di Carlo Campogalliani dove è l'onesta infermiera che riporta il fidanzato Adriano Rimoldi sulla retta via, nel dramma giudiziario "La morte civile" di Fernando Maria Poggioli nel ruolo della giovane Rosalia, e nella divertente commedia degli equivoci "Colpi di timone" di Gennaro Righelli in cui duetta con Gilberto Govi. Sempre nel 1943 gira "Nessuno torna indietro" di Alessandro Blasetti, film corale tutto al femminile (con lei Maria Denis, Mariella Lotti, Doris Duranti, Valentina Cortese, Maria Mercader, Elisa Cegani e Ada Dondini) che vede luce soltanto nel'45. Dopo questo film, la Sassoli si allontana dalle scene per seguire suo marito, antifascista, perseguito dal regime. Proprio la figura di Castellani, giornalista antifascista che spesso scrive sulla rivista "Star", sembra sia stata di ispirazione per il personaggio del tipografo del film "Roma città aperta". La Sassoli, però, rimane vedova nel 1945, dopo solo quattro anni di matrimonio. E' la sua amica Mariella Lotti che la convince a tornare sulle scene nel dopoguerra per superare il dolore e non chiudersi in solitudine. Proprio con l'amica, alla fine del '45, gira la commedia musicale "Canto ma sottovoce" diretta da Guido Brignone, film spensierato ma che riecheggia la distruzione di una guerra appena passata. Nel frattempo, decisa a volere un contatto più diretto con il pubblico, debutta in teatro dove è diretta da Blasetti ne "Il tempo e la famiglia Conway", seguito da una serie di commedie fino al '49. Nel 1946 seguono altre pellicole che riportano la Sassoli in primo piano. E' diretta nuovamente da Camerini in "Due lettere anonime", in cui divide lo schermo con Clara Calamai; recita con Gino Cervi, Roldano Lupi e Carla Del Poggio nel film bellico incentrato sul dramma dei campi profughi "Umanità" di Jack Salvatori; ritrova Blasetti che la dirige in "Un giorno nella vita",straordinario film su un gruppo di partigiani dove è accanto ad Amedeo Nazzari, Massimo Girotti, Elisa Cegani e la Lotti; ed è protagonista di un'altra produzione post-bellica, "Pian delle stelle" di Giorgio Ferroni. Nel 1947 recita con Leonardo Cortese nel poliziesco "Felicità perduta" di Filippo Walter Ratti mentre, di nuovo con la Lotti, è nel cast del romanzo "Il cavaliere del sogno" di Camillo Mastrocinque dove è Virginia Donizetti. L'anno successivo lavora ne "La mascotte dei diavoli blu", film sulle truppe americane a Feltre diretto da Carlo Baltieri, mentre è Susanna, sorella del protagonista, ne "Il mulino del Po" diretto da Alberto Lattuada. Nel 1949, oltre alla Carmela di "Signorinella" di Mario Mattoli e alla stupenda montanara de "La roccia incantata" di Giorgio Morelli, da un'ottima interpretazione nel film drammatico "Rondini in volo" di Luigi Capuano. Nonostante queste eccezionali prove, negli anni successivi la Sassoli non trova più ruoli di primo piano, con un cinema cambiato in cui prevalgono le maggiorate. Continua a regalarci comunque ottimi ruoli da caratterista, come in "Cameriera bella presenza offresi" (1951) di Giorgio pastina, "L'ultima sentenza" (1951) e "I figli non si vendono" (1952), entrambi di Mario Bonnard", "Tormento d'anime" (1953) di Cesare Barlacchi, e nel francese "La morte è discesa troppo presto" (1953) di Edmond T. Gréville accanto ad Erich von Stroheim. Delusa un po' dal cinema, decide di tornare in teatro. Tra le tante produzioni cui prende parte in quegli anni ricordiamo nel 1954 "Cyrano de Bergerac" dove ritrova Gino Cervi in una tournée che giunge sino a Parigi, città che ora diventa la sua seconda casa grazie ai numerosi spettacoli portati in scena; nel 1955 "Sangue verde" e "Kean genio e sregolatezza", entrambi accanto a Vittorio Gasmann (lo stesso Gassman la chiama anche per la versione cinematografica di quest'ultima nel 1957); tra il 56 e il 57 "Buonanotte, Patrizia" con la Compagnia Adani - Ninchi, nel 1961 "L'idiota" e l'anno dopo "Otto donne", entrambi diretti da Mario Ferrero, e nella stagione 1965/66 "Croque Monsieur". Ma al tempo stesso si affaccia anche in televisione: nel 1955 con la prosa televisiva la troviamo nella riduzione di "Kean", ne "Il mercante di Venezia" e in "Assassinio nella cattedrale", nel 1956 nell'originale televisivo "Vacanze ai quartieri alti" di D'Anza, nel '58 ne "I giorni più felici della vita" di Guazzelli, nel 1965 in "Giulio Cesare" di Sandro Bolchi, mentre è nel cast degli sceneggiati "I miserabili" (1964), "Scaramouche" (1965) e "Melissa" (1966). Dopo qualche anno passato a Parigi, negli anni '70 torna a lavorare in numerose produzioni, dividendosi tra cinema e televisione. Sul grande schermo recita in "Rosa Fumo va in città per farsi il corredo" (1972) di Claudio Gora dove è la madre di Rosina, in "Fratello ladro" (1972) di Paolo Tosini in cui lavora per l'ultima volta con Gino Cervi, nell'americano "Mercoledi delle ceneri" (1973) in cui è l'infermiera Ilse accanto ai divi Elizabeth Taylor ed Henry Fonda, e ne "L'Agnese va a morire" (1978) di Giuliano Montaldo nel ruolo di Minghina. In televisione è fra le protagoniste dello sceneggiato "Le sorelle Materassi" (1972) nello splendido ruolo della contessa, nelle prose televisive "Il nemico del popolo" (1973) e "Un uomo di spirito" (1973), nell'episodio "L'intruso" (1974) della serie "Nucleo Centrale Investigativo" e in quello de "L'albergo delle tre rose" (1974) della serie "Il commissario Vincenzi", nel tv-movie "Circuito chiuso" di Giuliano Montaldo e nello sceneggiato "I vecchi e i giovani" (1979) dove è Donna Vittoria. Nello stesso anno recita Fassbinder in teatro ne "Le lacrime amare di Petra von Kant", poi nel 1980 appare nella prosa televisiva "Hedda Glaber" diretta da Maurizio Ponzi, mentre al cinema appare in due piccoli ma significativi ruoli in "Voltati Eugenio" di Luigi Comencini e "Oggetti smarriti" di Giuseppe Bertiolucci". Due anni dopo è in tv ne "Il Caso Murri" di Ferrero, seguito nel 1983 dallo sceneggiato "Valentino" dove è diretta nuovamente da Ponzi. Nel 1986 torna sul palcoscenico accanto a Paolo Bonacelli nel successo "Sogno di Oblomov", mentre è chiamata da Luigi Comencini a partecipare nel ruolo della dottoressa allo sceneggiato "La storia". Dopo questo film la Sassoli decide di abbandonare il mondo dello spettacolo, salvo ritornare nella stagione 1990/91, quando Gabriele Lavia la vuole fortemente nell'allestimento teatrale dello "Zio Vanja". Terminata la tournéè, l'attrice decide di ritirarsi definitivamente dalle scene apparendo in seguito soltanto per un paio di interviste, in linea col carattere riservato che l'ha sempre distinta per tutta la carriera. Dina Sassoli muore nel 2008 all'età di 87 anni nella sua casa romana.

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