100 anni fa, il 5 novembre 1913, nasceva una delle più grandi dive di tutti i tempi, VIVIEN LEIGH. Vivian Mary Hartley, questo il suo vero nome, nasce in India da genitori inglesi. A soli tre anni, dopo il ritorno in Inghilterra, inizia a recitare in una compagnia teatrale amatoriale. Nel 1931, vedendo la sua compagna di scuola Maureen O'Sullivan recitare in un film, decide di proseguire gli studi iscrivendosi alla Royal Academy Dramatic of Art di Londra, che lascia e poi riprende per la contrarietà del marito appena sposato. Nel 1933 nasce sua figlia e subito dopo inizia con piccoli ruoli in teatro. Nel 1934 fa la comparsa nel film "Things are loking up", mentre nel 1935 assume il nome d'arte di Vivien Leigh ed è protagonista in teatro di "The mask of virtue", grande successo di critica, elogiata anche dall'attore Laurence Olivier che vuole a tutti costi conoscerla. Nel frattempo continua con il cinema dove è protagonista di alcuni film inglesi come "Gentlemen's agreement", Look up and laugh" e "The village squire", usciti tra il 1935 e il 1936. Nel 1937 viene chiamata da Olivier che la vuole con lui nel film "Elisabetta d'Inghilterra", altro grande successo. L'amicizia tra i due si trasforma in sentimento e decidono di vivere assieme, nonostante entrambi sposati e senza ottenere il divorzio dai rispettivi coniugi. Con Olivier recita nello stesso anno anche in "Amleto" all' Old Vic Theatre di Londra, e l'attore fa già i conti con il difficile temperamento della compagna. Dopo i film "Le tre spie" e "Patrizia e il dittatore", sempre del 1937, vola l'anno dopo negli Stati Uniti dove recita in "Un americano a Oxford" accanto all'amica Maureen O' Sullivan e in "I marciapiedi della metropoli". Questi film le aprono la strada per il cinema americano. Inizialmente viene chiamata dal regista William Wyler per recitare accanto a Olivier nel film "Cime tempestose", ma a causa di dissensi tra attore e regista le viene preferita Merle Oberon. Però nel 1939 viene scelta dal produttore Selznick per il ruolo di Rossella O'Hara in "Via col vento", sbaragliando agli ultimi provini le colleghe Paulette Goddard, Joan Fontaine, Jean Arthur e Joan Bennett. Sul set sono noti i dissensi dell'attrice con il regista Victor Fleming e l'attore Clark Gable; ma il film ha il successo che sappiamo e la Leigh vince il Premio Oscar. Nel 1940, ottenuti finalmente i divorzi dai rispettivi partner, lei e Olivier si sposano. I novelli sposi cercano poi invano di lavorare insieme in tre film, "Rebecca la prima moglie" dove Hitchcock le preferisce Joan Fontaine, "Orgoglio e pregiudizio" dove viene invece scelta Greer Garson e "I ponti di Waterloo" (1941), dove Olivier viene sostituito da Robert Taylor. Dopo il film "Fatalità (1940), la Leigh recita finalmente col marito ne "Il grande ammiraglio" (1941), cui seguono alcune rappresentazioni shakespeariane di successo a Broadway, da "Romeo e Giulietta" a "Riccardo III", che li portano in giro per il mondo fino in Nordafrica in alcune rappresentazioni eccezionali per le truppe americane. Qui, nel 1943, l'attrice si ammala di tubercolosi; rientrata in America, segue una forte depressione nonché l' aumento del suo disturbo bipolare. La Leigh continua con il teatro in varie produzioni come "The school for scandals" e l'"Antigone", intervallate dai film "Cesare e Cleopatra" (1945) e "Anna Karenina" (1948). Nel 1949 ottiene il ruolo di Balche Dubois nell'opera teatrale di Tennessee Williams "Un tram che si chiama Desiderio", diretto da suo marito. La produzione ha un forte successo che nel 1951 ne viene tratto un film diretto da Elia Kazan, con la Leigh e Marlon Brando protagonisti. Il personaggio di Blanche ha però un effetto negativo nella psicologia della diva, lasciandole nel tempo una forte immedesimazione anche nella vita reale. La meravigliosa interpretazione le fa comunque vincere il suo secondo Premio Oscar. L'anno successivo continua a calcare i palcoscenici con il marito, mentre nel 1954, prima di girare il film "La pista degli elefanti", ha un attacco di nevrosi e abbandona il set, venendo sostituita da Elizabeth Taylor. Nel 1955 gira il film "Profondo come il mare" diretto da Anatole Litvak, cui seguono delle tournée accanto al marito de "La dodicesima notte", del "Macbeth" e del "Tito Andronico" dove aumentano le sue crisi di isteria. Da qui una profonda crisi coniugale che sfocia poi in divorzio nel 1960, e si lega sentimentalmente all'attore Jack Merivale. Nel 1959 appare in televisione nella serie "ITV Play of the week" mentre nel 1961 è al cinema ne "La primavera romana della Signora Stone", su soggetto di Tennessee Williams. L'anno successivo inizia una lunga tournéè con il musical "Torvard", che le fa ottenere nel 1963 un Tony Award. Nel 1965 è ancora al cinema con il film "La nave dei folli" diretta da Stanley Kramer. Due anni dopo, nel 1967, mentre sta preparando l'allestimento di "A delicate balance", viene colpita da un altro attacco di tubercolosi e muore il 5 luglio dopo alcune settimane.
"... Io non sono una star del cinema, io sono un'attrice. Essere una star del cinema, solo una star del cinema, è una vita così finta, vissuta solo per finti valori e per la pubblicità. Le attrici vanno avanti per così tanto tempo e ci sono sempre ruoli meravigliosi da interpretare..."
Molte colleghe non furono d'accordo con questa affermazione, ma di sicuro Vivien Leigh ha dato il meglio di sé sia sul palcoscenico che sul grande schermo.
"... Io non sono una star del cinema, io sono un'attrice. Essere una star del cinema, solo una star del cinema, è una vita così finta, vissuta solo per finti valori e per la pubblicità. Le attrici vanno avanti per così tanto tempo e ci sono sempre ruoli meravigliosi da interpretare..."
Molte colleghe non furono d'accordo con questa affermazione, ma di sicuro Vivien Leigh ha dato il meglio di sé sia sul palcoscenico che sul grande schermo.
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