PeplumBiz
venerdì 25 luglio 2014
giovedì 24 luglio 2014
E' SEMPRE BEL TEMPO (1955)
Gene Kelly nella celebre scena sui pattini di "E' SEMPRE BEL TEMPO" ("It's always fair weather", 1955), diretto dallo stesso Kelly assieme a Stanley Donen.
L'ORRIBILE VERITA' (1937)
L'ORRIBILE VERITA' ("The awful truth") è un film del 1937 diretto da Leo McCarey e interpretato da Cary Grant e Irene Dunne.
Una coppia ormai in crisi dell'alta società newyorkese decide di divorziare. Continuano però a frequentarsi poichè all'uomo viene concesso di poter vedere ogni tanto il loro cane che è stato affidato a lei. Cercheranno di rovinarsi reciprocamente le storie con nuovi partner fino a quando, il giorno prima della sentenza definitiva di divorzio, scopriranno che il loro amore non è affatto finito.
Una coppia ormai in crisi dell'alta società newyorkese decide di divorziare. Continuano però a frequentarsi poichè all'uomo viene concesso di poter vedere ogni tanto il loro cane che è stato affidato a lei. Cercheranno di rovinarsi reciprocamente le storie con nuovi partner fino a quando, il giorno prima della sentenza definitiva di divorzio, scopriranno che il loro amore non è affatto finito.
Una delle migliori pellicole della "screwball comedy" (ma potremmo anche dire della cinematografia mondiale), dove la donna è il cataclisma della scena, colei che porta scompiglio ma che riesce alla fine a riportare l'ordine giusto, sentimentale e non, delle cose. Una commedia piena di humour e sublime ironia, ben ritmata e rappresentata con abile eleganza e raffinatezza. Fantastico Cary Grant e meravigliosa Irene Dunne, che ci regala una delle migliori scene del film, quando, pur di rovinare la nuova situazione sentimentale del marito, si finge la sorella di lui, svampita, eccentrica e dai modi poco fini. Pioggia di nomination agli Oscar anche se ne ha vinto soltanto uno per la migliore regia. Il film è disponibile in dvd.
DINA SASSOLI
DINA SASSOLI nasce a Rimini nel 1920. Con il sogno del cinema, a soli diciotto anni partecipa e vince nella sua città un concorso cinematografico promosso dall'Azienda di Soggiorno di Rimini in collaborazione con la rivista Film e la casa di produzione Scalera. Oltre ad una vincita di duemilalire, ottiene un ingaggio annuale con la Scalera per partecipare ad alcune pellicole. Così si traferisce a Roma e debutta al cinema nel 1939 in un piccolo ruolo nel film "Papà Lebonnard" di Jean de Limur con protagonista Ruggero Ruggeri. Durante le riprese conosce l'allora attore debuttante Massimo Serato con cui inizia una tormentata relazione sentimentale. Seppur il ruolo fosse minuscolo, i produttori vedono in lei grandi doti recitative e una possibile nuova promessa del cinema. Compare così in altri ruoli secondari ma significativi nei film "Io, suo padre" di Mario Bonnard e "Follie del secolo" di Amleto Palermi (dove è la splendida Fausta Molinot De La Tour), entrambi dello stesso anno, mentre nel 1940 la troviamo come Evelyn Charleston in "Kean" di Guido Brignone (dove incontra la collega Mariella Lotti con la quale inizia una grande amicizia durata tutta la vita) e nel ruolo di Pupella in "Miseria e nobiltà" di Corrado D'Errico. Il contratto con la Scalera Film finisce ma anche la sua storia con Serato, che la lascia per Anna Magnani. Sempre nel 1940 la Fono Film e Carlo Ludovico Bragaglia la chiamano per "Alessandro sei grande", divertente commedia in cui è protagonista Armando Falconi. La sua presenza pulita e da brava ragazza sia sul grande schermo che nella vita richiama l'attenzione del regista Mario Camerini che la sceglie, sbaragliando altre famose candidate, come protagonista nel ruolo di Lucia Mondella de "I promessi sposi", prima versione cinematografica sonora tratta dall'omonima opera di Manzoni. Il film esce nel 1941 e, con un Renzo interpretato da Gino Cervi e ad un cast che comprende Ruggero Ruggeri, Evi Maltagliati, Enrico Glori e Armando Falconi, ottiene grande successo. La pellicola, che resta tutt'oggi la versione migliore e più fedele al romanzo, fa ottenere immediata popolarità all'attrice, osannata dalla critica e ammirata dal pubblico, ma che non cambia il suo carattere schivo e riservato, continuando a porsi nel tempo sempre come anti-diva. Dopo il matrimonio con il giornalista Silvano Castellani, col quale è legata da un anno, nel 1942 è nel cast di due produzioni salgariane, "Capitan Tempesta" e "I leoni di Damasco", entrambi di Corrado D'Errico e in cui recita nel ruolo di Suleika. Inoltre, tra il '42 e il '43, ci regala degli ottimi ruoli in importanti produzioni, come nell'avventuroso-sentimentale "Don Giovanni" di Dino Falconi dove è la romantica Anna, nel drammatico "Perdizione" di Carlo Campogalliani dove è l'onesta infermiera che riporta il fidanzato Adriano Rimoldi sulla retta via, nel dramma giudiziario "La morte civile" di Fernando Maria Poggioli nel ruolo della giovane Rosalia, e nella divertente commedia degli equivoci "Colpi di timone" di Gennaro Righelli in cui duetta con Gilberto Govi. Sempre nel 1943 gira "Nessuno torna indietro" di Alessandro Blasetti, film corale tutto al femminile (con lei Maria Denis, Mariella Lotti, Doris Duranti, Valentina Cortese, Maria Mercader, Elisa Cegani e Ada Dondini) che vede luce soltanto nel'45. Dopo questo film, la Sassoli si allontana dalle scene per seguire suo marito, antifascista, perseguito dal regime. Proprio la figura di Castellani, giornalista antifascista che spesso scrive sulla rivista "Star", sembra sia stata di ispirazione per il personaggio del tipografo del film "Roma città aperta". La Sassoli, però, rimane vedova nel 1945, dopo solo quattro anni di matrimonio. E' la sua amica Mariella Lotti che la convince a tornare sulle scene nel dopoguerra per superare il dolore e non chiudersi in solitudine. Proprio con l'amica, alla fine del '45, gira la commedia musicale "Canto ma sottovoce" diretta da Guido Brignone, film spensierato ma che riecheggia la distruzione di una guerra appena passata. Nel frattempo, decisa a volere un contatto più diretto con il pubblico, debutta in teatro dove è diretta da Blasetti ne "Il tempo e la famiglia Conway", seguito da una serie di commedie fino al '49. Nel 1946 seguono altre pellicole che riportano la Sassoli in primo piano. E' diretta nuovamente da Camerini in "Due lettere anonime", in cui divide lo schermo con Clara Calamai; recita con Gino Cervi, Roldano Lupi e Carla Del Poggio nel film bellico incentrato sul dramma dei campi profughi "Umanità" di Jack Salvatori; ritrova Blasetti che la dirige in "Un giorno nella vita",straordinario film su un gruppo di partigiani dove è accanto ad Amedeo Nazzari, Massimo Girotti, Elisa Cegani e la Lotti; ed è protagonista di un'altra produzione post-bellica, "Pian delle stelle" di Giorgio Ferroni. Nel 1947 recita con Leonardo Cortese nel poliziesco "Felicità perduta" di Filippo Walter Ratti mentre, di nuovo con la Lotti, è nel cast del romanzo "Il cavaliere del sogno" di Camillo Mastrocinque dove è Virginia Donizetti. L'anno successivo lavora ne "La mascotte dei diavoli blu", film sulle truppe americane a Feltre diretto da Carlo Baltieri, mentre è Susanna, sorella del protagonista, ne "Il mulino del Po" diretto da Alberto Lattuada. Nel 1949, oltre alla Carmela di "Signorinella" di Mario Mattoli e alla stupenda montanara de "La roccia incantata" di Giorgio Morelli, da un'ottima interpretazione nel film drammatico "Rondini in volo" di Luigi Capuano. Nonostante queste eccezionali prove, negli anni successivi la Sassoli non trova più ruoli di primo piano, con un cinema cambiato in cui prevalgono le maggiorate. Continua a regalarci comunque ottimi ruoli da caratterista, come in "Cameriera bella presenza offresi" (1951) di Giorgio pastina, "L'ultima sentenza" (1951) e "I figli non si vendono" (1952), entrambi di Mario Bonnard", "Tormento d'anime" (1953) di Cesare Barlacchi, e nel francese "La morte è discesa troppo presto" (1953) di Edmond T. Gréville accanto ad Erich von Stroheim. Delusa un po' dal cinema, decide di tornare in teatro. Tra le tante produzioni cui prende parte in quegli anni ricordiamo nel 1954 "Cyrano de Bergerac" dove ritrova Gino Cervi in una tournée che giunge sino a Parigi, città che ora diventa la sua seconda casa grazie ai numerosi spettacoli portati in scena; nel 1955 "Sangue verde" e "Kean genio e sregolatezza", entrambi accanto a Vittorio Gasmann (lo stesso Gassman la chiama anche per la versione cinematografica di quest'ultima nel 1957); tra il 56 e il 57 "Buonanotte, Patrizia" con la Compagnia Adani - Ninchi, nel 1961 "L'idiota" e l'anno dopo "Otto donne", entrambi diretti da Mario Ferrero, e nella stagione 1965/66 "Croque Monsieur". Ma al tempo stesso si affaccia anche in televisione: nel 1955 con la prosa televisiva la troviamo nella riduzione di "Kean", ne "Il mercante di Venezia" e in "Assassinio nella cattedrale", nel 1956 nell'originale televisivo "Vacanze ai quartieri alti" di D'Anza, nel '58 ne "I giorni più felici della vita" di Guazzelli, nel 1965 in "Giulio Cesare" di Sandro Bolchi, mentre è nel cast degli sceneggiati "I miserabili" (1964), "Scaramouche" (1965) e "Melissa" (1966). Dopo qualche anno passato a Parigi, negli anni '70 torna a lavorare in numerose produzioni, dividendosi tra cinema e televisione. Sul grande schermo recita in "Rosa Fumo va in città per farsi il corredo" (1972) di Claudio Gora dove è la madre di Rosina, in "Fratello ladro" (1972) di Paolo Tosini in cui lavora per l'ultima volta con Gino Cervi, nell'americano "Mercoledi delle ceneri" (1973) in cui è l'infermiera Ilse accanto ai divi Elizabeth Taylor ed Henry Fonda, e ne "L'Agnese va a morire" (1978) di Giuliano Montaldo nel ruolo di Minghina. In televisione è fra le protagoniste dello sceneggiato "Le sorelle Materassi" (1972) nello splendido ruolo della contessa, nelle prose televisive "Il nemico del popolo" (1973) e "Un uomo di spirito" (1973), nell'episodio "L'intruso" (1974) della serie "Nucleo Centrale Investigativo" e in quello de "L'albergo delle tre rose" (1974) della serie "Il commissario Vincenzi", nel tv-movie "Circuito chiuso" di Giuliano Montaldo e nello sceneggiato "I vecchi e i giovani" (1979) dove è Donna Vittoria. Nello stesso anno recita Fassbinder in teatro ne "Le lacrime amare di Petra von Kant", poi nel 1980 appare nella prosa televisiva "Hedda Glaber" diretta da Maurizio Ponzi, mentre al cinema appare in due piccoli ma significativi ruoli in "Voltati Eugenio" di Luigi Comencini e "Oggetti smarriti" di Giuseppe Bertiolucci". Due anni dopo è in tv ne "Il Caso Murri" di Ferrero, seguito nel 1983 dallo sceneggiato "Valentino" dove è diretta nuovamente da Ponzi. Nel 1986 torna sul palcoscenico accanto a Paolo Bonacelli nel successo "Sogno di Oblomov", mentre è chiamata da Luigi Comencini a partecipare nel ruolo della dottoressa allo sceneggiato "La storia". Dopo questo film la Sassoli decide di abbandonare il mondo dello spettacolo, salvo ritornare nella stagione 1990/91, quando Gabriele Lavia la vuole fortemente nell'allestimento teatrale dello "Zio Vanja". Terminata la tournéè, l'attrice decide di ritirarsi definitivamente dalle scene apparendo in seguito soltanto per un paio di interviste, in linea col carattere riservato che l'ha sempre distinta per tutta la carriera. Dina Sassoli muore nel 2008 all'età di 87 anni nella sua casa romana.
mercoledì 23 luglio 2014
I LOVE LUCY (1951-57)
"I LOVE LUCY" è una sit-com americana trasmessa dalla CBS dal 1951 al 1957. In Italia è arrivata nel 1960 con il titolo di "Lucy ed Io", ma non tutti gli episodi sono stati trasmessi.
La grande attrice Lucille Ball presta il volto a Lucy, casalinga con ambizioni di entrare nello showbitz ma senza risultati poichè, ogni volta che si avvicina allo spettacolo, si mette nei guai e combina un sacco di pasticci. Compagni e soprattutto vittime delle sue avventure sono il marito Ricky (interpretato da Desi Arnaz, marito di Lucille Ball anche nella vita) e la coppia di padroni di casa ex-attori (con i volti di Vivian Vance e William Frawley).
La serie è considerata madre di tutte le sit-com ed è stata record di ascolti in America, diventando un fenomeno di costume in quegli anni, tanto che ancora oggi i riferimenti li troviamo sia in diverse produzioni televisive che sul grande schermo (tanto per citare un esempio, Julia Roberts in "Pretty Woman" ne guarda rapita un episodio in cui Lucy è alle prese non facili di una vendemmia).
Il merito di questo successo, oltre alle storie che giocano brillantemente sul quotidiano, va a Lucille Ball che grazie alla sua verve, alle sue smorfie, al suo appeal e alla sua essere poliedrica, ha costruito un personaggio spettacolare e divertentissimo e che occupa un posto speciale nella storia dello spettacolo. La risata viene già spontanea ad ogni ingresso di Lucy in scena, seppur ancora lontani da capire quale suo effetto maldestro colpirà l'esito della storia.
Ecco un breve estratto della serie che omaggia la bravura di Lucille Ball.
Lucy (Lucille Ball) in una delle scene in cucina più famose |
ORE 9: LEZIONE DI CHIMICA (1941)
La vita di alcune studentesse all'interno di un collegio femminile viene movimentata quando una di queste vede una compagna abbracciata ad un uomo. Pensando che si tratti del giovane professore di cui lei stessa è innamorata, comincia a far girare il pettegolezzo, mentre invece è soltanto il padre fuggitivo passato a salutarla. Pentimenti e lieto fine rosa non tardano ad arrivare...
Questa è la storia raccontata in "ORE 9: LEZIONE DI CHIMICA", diretto da Mario Mattoli nel 1941. Una simpatica commedia costruita sui gusti del pubblico dell'epoca dall'abile Mattoli coadiuvato nella sceneggiatura da Marcello Marchesi. La pellicola, presentata alla Mostra del Cinema di Venezia, e grande successo di pubblico e critica, ci porta nel consueto mondo delle giovinette in fiore, con una ben costruita messa in scena che si basa sulla ormai cara macchina dell'equivoco. Ne esce, anche in questa occasione, una commedia graziosa, romantica e brillante, ingenuamente maliziosa, una favola poetica e nostalgica soprattutto per chi è lontano da quei tempi. Straordinari tutti gli interpreti, in particolar modo le due protagoniste, ovvero Alida Valli, che con questo inconsueto ruolo di antagonista non perde ma consacra il ruolo di regina dei telefoni bianchi, e Irasema Dilian, "la privatista" terribile del cinema dell'epoca, qua invece dolce e romantica. Indimenticabile Andrea Checchi nel ruolo del giovane professore, e i comprimari Ada Dondini (la signorina Mattei), Carlo Campanini (Campanelli), Giuditta Rissone (la direttrice), Sandro Ruffini (il padre), Olga Solbelli (signorina Bottelli), Anna Capodaglio (signorina Caratti) e, tra le giovani studentesse, Bianca Della Corte e Tatiana Farnese. Ecco il film completo .
DEBORAH KERR
DEBORAH KERR nasce a Glasgow nel 1921. Nel 1937, dopo gli studi di danza e recitazione, debutta a soli sedici anni in teatro come mimo in "Harlequin and Columbine", mentre l'anno successivo è nel corpo di ballo dello spettacolo "Prometheus". Decisa a specializzarsi come attrice, si trasferisce a Londra dove dal 1939 e per alcuni anni recita in diverse produzioni shakespeariane. Nel frattempo, nel 1940, debutta al cinema dove ottiene una piccola parte nel film "Contrabbando", che però viene tagliata in fase di montaggio. L'anno successivo, dopo un ruolo secondario ne "Il maggiore Barbara", è fra i protagonisti del drammatico "Love in the dole", mentre nel '42 ottiene visibilità grazie a tre fortunate pellicole, "Pennsylvania", "Il castello del cappellaio" e "The way will down". Nel 1943 arriva la consacrazione in patria, sia in teatro con lo spettacolo teatrale "Hearthbreak House" presso il Cambridge Theatre, sia al cinema con il romanzo di guerra "Duello a Berlino"; grazie alla sua forte presenza scenica e recitativa conquista pubblico e critica. La Kerr decide di accantonare momentaneamente il teatro per dedicarsi al cinema, regalando in quegli anni grandi interpretazioni, come in "Intermezzo matrimoniale" (1945) accanto a Robert Donat, "Agente nemico" (1946) in cui fa coppia con Trevor Howard, "Peccatori senza peccato" (1947) dove divide lo schermo con Walter Pidgeon e Angela Lansbury, "I trafficanti" (1947) con il grande Clark Gable, e soprattutto in "Narciso nero" (1947), in cui il ruolo della combattiva suora missionaria suscita interesse delle major americane e le fa vincere il New York Film Critics Awards. Aperte le porte di Hollywood, nel 1949 la Kerr viene chiamata a recitare nel film diretto da George Cukor "Edoardo, mio figlio", prezioso dramma in cui divide lo schermo con Spencer Tracy e che le fa ottenere una Nomination agli Oscar. Dopo questa pellicola, seguono a Hollywood altre importanti e fortunate produzioni in cui vengono messe in luce le sue grandi doti recitative, spesso in ruoli algidi e forti che rispecchiano la sua provenienza inglese. Tra questi film ricordiamo la commedia romantica "Credimi" (1950), l'avventuroso "Le miniere di Re Salomone" (1950), il kolossal di Melvyn LeRoy "Quo vadis?" (1951) dove interpreta la cristiana Licia accanto ad un cast stellare, "Il prigioniero di Zenda" (1952) dove è la meravigliosa Principessa Flavia, il dramma di guerra "Bagliori ad Oriente" (1952) accanto ad Alan Ladd, l'altro grande kolossal "Giulio Cesare" (1953) dove è Portia accanto a Marlon Brando e "La sposa sognata" (1953) dove duetta con Cary Grant. Ma il 1953 è anche l'anno di "Da qui all'eternità" di Fred Zinnemann, dove la Kerr e Burt Lancaster ci regalano il bacio più appassionato della storia del cinema. Dopo questa pellicola che le frutta la sua seconda Nomination agli Oscar, l'attrice nello stesso anno torna in teatro e debutta a Broadway con "Thè e simpatia", spettacolo di successo che la porta ad una lunga tournée e per il quale ottiene una Nomination ai Tony Awards. Nel 1955 torna al cinema accanto a Van Johnson nel drammatico di Edward Dmytrick "La fine dell'avventura", seguito l'anno successivo dal bellico di George Seaton "Anche gli eroi piangono". Sempre nel 1956 conferma il suo successo con altre due pellicole: la versione cinematografica di "Thè e simpatia" di Vincent Minnelli e il celeberrimo "Il re ed io" accanto a Yul Brinner, film che le fa ottenere una terza Nomination agli Oscar. La quarta arriva l'anno dopo, nel 1957, quando veste nuovamente i panni di una suora ne "L'anima e la carne" di John Houston dove recita accanto a Robert Mitchum. Nello stesso anno è protagonista con Cary Grant della fortunata pellicola romantica "Un amore splendido" diretta da Leo McCarey, mentre nel 1958 la sua carriera si impreziosisce di altre due importanti produzioni: "Bonjour tristesse" di Otto Preminger, dove è una non più giovane donna innamorata accanto a David Niven (con cui inizia un fortunato sodalizio artistico), e "Tavole separate" di Delbert Mann, storia corale ambientata in un albergo che vede nel cast anche Rita Hayworth, Burt Lancaster, David Niven e Wendy Hiller. Questo film le fa ottenere una quinta nomination, ma non riesce a portarsi a casa la statuetta nemmeno questa volta a differenza di Niven e della Hiller; il film ha grande successo anche in Italia dove l'ammirazione da parte della critica le fa vincere il David di Donatello per la Migliore Attrice straniera. La maturità artistica della Kerr ottiene consacrazione anche nei film successivi, fra i quali ricordiamo "Il viaggio" (1959) di Anatole Litvak in cui ritrova Yul Brinner, "Il marito latino" (1959) di Jean Negulesco con il nostro Rossano Brazzi, "Adorabile infedele" (1959) di Henry King accanto a Gregory Peck, "I nomadi" (1960), dramma familiare in salsa western di Fred Zinnemann con Peter Ustinov e Robert Mitcum e che le fa ottenere la sesta Nomination agli Oscar, "L'erba del vicino è sempre più verde" (1960), commedia di Stanley Donen in cui è sentimentalmente divisa tra Grant e Mitchum, il giallo "Il dubbio" (1961) di Michael Anderson in cui ha come partner Gary Cooper, e l' ottimo horror gotico "Suspense" (1960) diretto da Jack Clayton. Dopo due anni d'assenza dalle scene, debutta in televisione in un episodio dell' "ITV Play of the Week", mentre nel 1964 torna sul grande schermo e ci regala altri due splendidi ruoli ne "Il giardino di gesso" di Ronald Reame in cui è la combattiva governante di una non facile Hayley Mills, e ne "La notte dell'iguana" di John Houston dove, accanto ad Ava Gardner e Sue Lyon, è una delle tre donne che ruotano ostinatamente attorno ad un fragile Richard Burton. L'anno successivo è nella commedia poco fortunata "Patto a tre", in cui ha come partner Frank Sinatra e Dean Martin; nel 1966 lavora nuovamente con Niven nel giallo "Cerimonia per un delitto", mentre nel 1967 è nel folto cast del comico "Casino Royale", celebre parodia di 007 nel duplice ruolo di Lady Fiona e dell'agente Mimì, decidendo di staccarsi per una volta dai personaggi più seriosi e sofisticati finora interpretati. L'anno dopo è invece protagonista della divertente commedia "Prudence e la pillola", dove fa di nuovo meravigliosamente coppia con Niven, mentre nel 1969 fa scalpore una sua scena di nudo integrale (il primo e unico in tutta la sua carriera) nel film "I temerari" di John Frankeneimer. L'attrice, quarantottenne, lo fa come provocazione e sfida alle nuove giovani leve che si spogliano senza motivo in tante inutili produzioni. Nello stesso anno è al cinema anche nel film di Elia Kazan "Il compromesso", dove aggiunge un'altra perla drammatica alla sua carriera. Dopo questa pellicola, la Kerr decide di allontanarsi dal grande schermo per tornare alla sua prima passione, il teatro, dove è protagonista di numerose produzioni, tra le quali ricordiamo "The day after defire" (1972) di Peter Ustinov, "Seascape" (1975), "Candida" (1977) e "Overheard" (1981). Nel 1982 si riaffaccia alla tv, dove recita in "A song at twilight", episodio del "BBC 2 Playhouse", ed è protagonista del tv-movie "Witness for the prosecution". Nel 1984, dopo un'altra incursione in teatro all'Aschcrofft Theatre di Londra con lo spettacolo "The corn is green", gira la miniserie inglese "A woman of substance". L'anno successivo, sempre per la televisione, gira il film "Ritorno alla base", un revival di guerra in cui lavora dopo venticinque anni con Robert Mitchum, mentre sul grande schermo è protagonista del film "Il giardino indiano" diretto da Mary McMurray, in cui interpreta una vedova di un ex colone inglese in India e in cui sfoggia una possente presenza scenica che ci rimanda ai forti personaggi interpretati in passato. Nel 1986 lavora in altri due film per la televisione, "Ann and Debbie" e "Hold the dream", con i quali chiude la sua strepitosa carriera. Poco tempo dopo, infatti, le viene diagnosticato il morbo di Parkinson, limitando così anche le sue apparizioni pubbliche. Tra le ultime, ricordiamo nel 1994 la presenza alla cerimonia degli Academy Awards, dove le viene assegnato il meritato Oscar alla Carriera (la Kerr, assieme a Thelma Ritter e Glenn Glose, è l'attrice ad aver ricevuto più nomination, sei, senza ad aver vinto la statuetta). Deborah Kerr, negli ultimi anni, si ritira nella sua casa di Botesdale, dove muore nel 2007 all'età di 86 anni.
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