martedì 15 luglio 2014

DORIS DURANTI


DORIS DURANTI nasce a Livorno nel 1917. Sin da adolescente sogna una vita da modella e attrice, ma è ostacolata dalla sua famiglia, con un padre anarchico e una madre conservatrice. Nel 1935, poco più che diciottenne, incontra nella sua città l'agente teatrale Besozzi che la invita a spedire delle foto a Cinecittà. Scelta per un provino, scappa di casa e giunge nella capitale. Ottiene un ruolo di comparsa nel film di Corrado D'Errico "L'urlo", e il regista la sceglie subito dopo per un altro minuscolo ruolo ne "La freccia d'oro", cui seguono nello stesso anno altre piccole parti ne "Il serpente a sonagli" di Matarazzo e in "Aldebaran" di Blasetti. Dotata di una provocante bellezza e un focoso temperamento, nel 1936 conquista più spazio e ottiene ruoli secondari in altre produzioni di propaganda, come "Lo squadrone bianco" e "La gondola delle chimere" entrambi di Genina, "Ginevra degli Almieri" di Brignone e "Amazzoni bianche" di Righelli. Nel 1937, dopo una piccola parte tra il nutrito cast di "Vivere" di Brignone, grazie al suo agente Enrico Fontana, ottiene il ruolo da protagonista nel film "Sentinelle di bronzo", diretto da Romolo Marcellini; l'interpretazione di una donna di colore cattura positivamente l'interesse dei critici. Dopo questo film, iniziano per lei una serie di ruoli di primo piano in film di successo. Nel 1938 è protagonista dell'avventuroso "Sotto la croce del sud" di Brignone, acclamato alla Mostra del Cinema di Venezia; nel 1939 gira la commedia "Diamanti" diretta da D'Errico, ed è protagonista di "Cavalleria rusticana" di Palermi. Oltre ai critici, la Duranti è ormai osannata anche dal pubblico, conquistando un ruolo di primo piano nel cinema di regime. Per lei l'appellativo di "orchidea nera" del cinema italiano, grazie alle produzioni successive girate tra il '40 e il '41, tra le quali ricordiamo "Ricchezza senza domani", in cui ci regala un ruolo brillante nei panni di una moglie frivola e superficiale, "E'sbarcato un marinaio" dove fa meravigliosamente coppia con Amedeo Nazzari, e "La figlia del Corsaro Verde", procace combattente contro i pirati. Nel 1941 esce anche "Il re si diverte" di Mario Bonnard, la storia di Rigoletto dove la Duranti si esibisce nella conturbante "danza dei sette veli". Il film suscita scandalo negli ambienti ecclesiastici tanto da venire censurato. Questa piccola, però, assieme a quella girata successivamente, "La contessa Castiglione" (1942) di Fulvio Calzavara, suscita interesse del ministro Alessandro Pavolini che vuole a tutti costi conoscerla. Tra i due inizia una forte relazione sentimentale che inizialmente viene ostacolata dallo stesso Mussolini, fino a quando anche lo stesso duce viene incantato dalla bellezza e dal portamento dell'attrice sia di persona che sul grande schermo. Grazie a Pavolini, molti film successivi della Duranti ottengono il lasciapassare della censura, soprattutto "Carmela" (1942) di Calzavara, in cui l'attrice si mostra a seno nudo. Una scena voluta da lei stessa per "sfidare" Clara Calamai, sua acerrima rivale sugli schermi, che si era mostrata a seno nudo ne "La cena delle beffe"; la Duranti sostenne sempre che il primo seno nudo del cinema fosse il suo poichè ripreso da in piedi e quindi più naturale rispetto alla Calamai che invece era sdraiata. Questi capricci e queste dichiarazioni da diva sono dettati anche dai continui successi dei film seguenti girati nel 1942, tra cui ricordiamo "Capitan Tempesta" di D'Errico, "Il leone di Damasco" realizzato da D'Errico con Guazzoni, il bellico "Giarabub" di Goffredo Alessandrini e "Tragica notte" di Mario Soldati, in cui l'attrice ci regala il suo ruolo migliore nei panni di una moglie fedifraga. Nel 1943 gira ancora con Calzavara "Calafuria" ed è nel nutrito cast tutto al femminile di "Nessuno torna indietro" di Alessandro Blasetti in cui divide lo schermo con Valentina Cortese, Maria Denis, Elisa Cegani, Mariella Lotti, Maria Mercader, Dina Sassoli e Ada Dondini, uscito solo nel 1945. Alla caduta del regime fascista, la Duranti segue Pavolini nella RSI, e a Venezia negli stabilimenti del Cinevillaggio gira nel 1944 i film "Rosalba" di Cerio e Calindri e "Resurrezione" di Calzavara. Con la caduta della RSI, Pavolini riesce a mettere in salvo la compagna, che si rifugia dapprima sul lago di Como e poi con un passaporto falso in Svizzera, mentre l'uomo viene fatto prigioniero e ucciso. Ciò provoca sconforto nell'attrice che, già scoperta e arrestata in territorio elvetico (l'accusa è collaborazionismo, mentre la Duranti era soltanto colpevole di aver amato l'uomo sbagliato), tenta il suicidio. Dopo l'armistizio, in Svizzera conosce il proprietario di un cinema e lo sposa per diventare cittadina svizzera e non avere più guai con la giustizia italiana. L'unione dura soltanto pochi mesi e l'attrice parte per il Sudamerica dove è chiamata a recitare in alcune produzioni cinematografiche, tra le quali "Estrela de Mahna" (1949), l'unica ad avere una distribuzione internazionale. Nel 1950 rientra in Italia e torna da protagonista nelle pellicole "I falsari" di Franco Rossi e "Il voto" di Mario Bonnard, seguite da "Tragico ritorno" di Faraldo (uscito nel 1952) in cui ci regala il ruolo conturbante di un tempo accanto a un giovane Mastroianni. Nonostante queste ottime prove, nei film successivi non ottiene più ruoli di primo piano bensì da caratterista; tra questi, dopo la trasferta in Francia per il film "L'ora della verità" di Delannoy, ricordiamo "La storia del Fornaretto di Venezia" di Giacinto Solito, "Pentimento" di Mario Costa, "A fil di spada" di Carlo Ludovico Bragaglia, "Il bacio dell'aurora" di Parolini e "La muta di Portici" di Ansoldi, tutti girati tra il '53 e il '54. Sempre nel 1954 è nel nutrito cast del film spagnolo "Vuelo 971" di Rafael J. Salvia. Nel 1955 conosce il giornalista e radiocronista Mario Ferretti e se ne innamora. Messa la parola fine al cinema, si trasferisce con lui a Santo Domingo, dove aprono un ristorante. L'unione con Ferretti dura soltanto qualche anno, dopodiché l'attrice preferisce restare in Sudamerica dove viaggia da diva e con l'ammirazione di un tempo. Nel 1976, su invito del regista Giuseppe Patroni Griffi e a più di vent'anni dall'ultima apparizione, torna sul grande schermo con il film "Divina creatura", accanto a Laura Antonelli. Potrebbe essere per lei occasione di rilancio, ma invece decide abbandonare definitivamente il cinema e la patria natia, troppo cambiati secondo i suoi gusti, trasferendosi a Santo Domingo. Le sue ultime apparizioni pubbliche in Italia sono state nel 1987 quando esce la sua autobiografia "Il romanzo della mia vita" e all'inizio degli anni novanta alla presentazione dello sceneggiato tratto dal suo libro "Doris, una diva del regime", in cui è intrepretata da Elide Melli, scelta da lei molto apprezzata. Muore a Santo Domingo nel 1995 all'età di 78 anni. Nella sua lapide ha fatto incidere: "Qui giace Doris Duranti, attrice che ha molto goduto, sofferto, riso, pianto".

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