ANNA MAGNANI nasce a Roma nel 1908. Quando sua mamma, ragazza madre, decide di trasferirsi in Egitto per sposarsi con uomo facoltoso, viene affidata alle cure dei nonni e inizia gli studi di pianoforte e canto. Preferisce poi la recitazione e nel 1927 studia alla Scuola "Eleonora Duse". L'hanno successivo debutta in un piccolo ruolo nel film "Scampolo" di Augusto Genina, mentre dal 1929 al 1932 fa parte della compagnia Vergani-Cimara. Nel 1932 ritrova Paolo Stoppa, suo collega alla scuola di teatro, e si uniscono alla compagnia di Antonio Gandusio che la fa debuttare al cinema (sonoro) nel 1934 ne "La cieca di sorrento" di Nunzio Malasomma. Nello stesso anno passa alla rivista con la Compagnia De Rege e nel frattempo continua nel cinema dei telefoni bianchi, dove viene diretta fra gli altri da Mario Mattoli ("Tempo massimo", 1934), Gennaro Righelli ("Quei due", 1936) e Mario Bonnard ("Trenta secondi d'amore", 1936). Nel 1935 sposa il regista Goffredo Alessandrini che la dirige nel 1936 in "Cavalleria"; un matrimonio che non dura nel tempo. Intanto la Magnani continua con la rivista, diventando in breve tempo uno dei simboli dell'avanspettacolo, spesso in coppia con Totò. Nel 1941 interpreta "La fuggitiva" di Ballerini e incontra Vittorio De Sica che la vuole nelle vesti di una cantante sciantosa in "Teresa Venerdì", grande successo. Viene poi chiamata da Luchino Visconti per "Ossessione", ma alla fine, poichè incinta, le viene preferita Clara Calamai. Nel 1942 dà alla luce suo figlio Luca, nato da una breve relazione con l'attore Massimo Serato (che non riconoscerà mai). In quegli anni padroneggia nel cinema in film importanti quali "Finalmente soli" (1942) di Gentilomo, "La vita è bella" (1943) di Bragaglia, "Campo de' fiori" (1943) di Bonnard in cui è una strepitosa fruttivendola e "L'ultima carrozzella" (1943) di Mattoli in cui è una brillante canzonettista. In teatro è invece più volte protagonista di riviste accanto a Carlo e Ave Ninchi (nella celebre Compagnia Magnani-Ninchi), con Gino Cervi, con la Compagnia Za-Bum e spesso in produzioni di Garinei e Giovannini. Nel 1945 l'incontro cinematografico con Roberto Rossellini nel capolavoro "Roma città aperta"; il ruolo di "Pina" la consacra a livello mondiale. In quegli anni continua a regalare grandi interpretazioni cinematografiche, che vanno dalla commedia brillante al film di più spessore. Ricordiamo "Abbasso la miseria" (1945) e "Abbasso la ricchezza" (1946) di Righelli, "Un uomo ritorna" (1946) di Max Neufeld in cui divide lo schermo con Gino Cervi, "Il bandito" (1946) di Alberto Lattuada accanto ad Amedeo Nazzari, "L'onorevole Angelina" (1947) di Luigi Zampa, "Molti sogni per le strade" (1948) di Camerini e "Assunta Spina" (1948) di Mattoli. Sempre nel 1948 torna a lavorare con Rossellini, col quale aveva intrecciato un rapporto sentimentale, nel film in due episodi "L'amore", in cui la Magnani ci regala la splendida lunga scena al telefono. Dopo questa pellicola si interrompe il loro idillio sentimentale e lavorativo, in quanto il regista si lega ad Ingrid Bergman che dirige in "Stromboli". Da canto suo la Magnani gira nel 1950 un film molto simile, "Vulcano", quasi come atto di sfida alla collega/rivale straniera. Nel 1951 altro ruolo fondamentale, quello della madre sognatrice di "Bellissima" di Luchino Visconti. Nel 1952 gira "Camicie rosse" diretta dall'ex-marito Alessandrini e viene chiamata in Francia da Jean Renoir per lavorare ne "La carrozza d'oro". Il cinema internazionale ora non può fare a meno della sua presenza, e dopo un breve rientro in teatro e alcune pellicole italiane, tra le quali ricordiamo l'episodio targato Visconti di "Siamo donne" (1953), viene chiamata in America per il film "La rosa tatuata" (1955). Diretto da Daniel Mann e scritto da Tennessee Williams che l'ha fortemente voluta, il film è ovviamente recitato in inglese nonostante la Magnani non ne sapesse nemmeno una parola. Ma la sua interpretazione è talmente intensa che vince il premio Oscar. Un'altra nomination la riceve due anni dopo per il film "Selvaggio il vento" (1957) diretto da George Cukor. In Italia continua a collezionare ruoli interessanti, come in "Nella città l'inferno" (1958) di Renato Castellani, in cui è divide lo schermo con Giulietta Masina, "Risate di gioia" (1960) di Monicelli in cui ritrova Totò, "Mamma Roma" (1962) di Pasolini, che le cuce addosso lo starordinario personaggio della prostituta (ma col quale stabilisce un rapporto di scontro e incomprensioni dietro le quinte), e in un episodio di "Made in Italy" (1965) di Nanni Loy. Non mancano i successi internazionali, come "Pelle di serpente" (1959) di Sydney Lumet, "La pila della Peppa" (1963) Autant-Lara e "Il segreto di Santa Vittoria" (1969) di Stanley Kramer. In quegli anni torna in teatro dove viene diretta da Zeffirelli ne "La lupa" e da Menotti in "Medea". Decide di lavorare anche per la televisione interpretando figure di donne tutte diverse fra loro in tre film televisivi del 1971 diretti da Alfredo Giannetti: "La sciantosa", "1943: un incontro" e ""L'automobile". Il quarto film del ciclo viene invece distribuito al cinema l'anno successivo con il titolo "Correva l'anno di grazia 1970". Sempre nel 1972 avviene l'incontro con Federico Fellini, che la sceglie come simbolo del suo film "Roma". Ed è questo il suo ultimo ruolo, un saluto alla sua città e ai suoi estimatori, con quell'aria forte e superba che ci aveva sempre mostrato. A Roma ci ha lasciato 40 anni fa, il 26 settembre 1973.
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